Per contenzioso tributario s’intende un procedimento che nasce quando un contribuente ritiene infondato e illeggittimo un atto emesso nei suoi confronti da parte di un ente pubblico o dall’Agenzia delle Entrate.
Gestione del ricorso
Il soggetto ha diritto di opporsi in caso di avvisi di accertamento, di liquidazioni o cartelle di pagamento, non tenuto a saldare. Il processo di annullamento (totale o parziale) di tale atto, deve essere presentato esclusivamente entro i 60 giorni successivi dall’avvenuta notifica, tramite la Commissione tributaria del territorio di riferimento.
Il ricorso viene ritenuto valido e percorribile solo nel caso in cui riporti: l’atto da contestare, l’ufficio contro cui viene fatto il ricorso, le ragioni per le quali viene proposto, l’oggetto della domanda, la Commissione di riferimento, il codice fiscale del ricorrente, il nome del legale rappresentante ed il suo indirizzo di posta certificata.
Il contenzioso tributario ha un costo che varia a seconda della controversia, dichiarandone il valore nelle conclusioni del ricorso:
- Il contributo avrà un costo di 30 euro se la controversia ha un valore fino a 2.582 euro;
- Il contributo sarà di 60 euro nel caso in cui le controversie saranno comprese tra i 2.582 euro e 28 centesimi e i 5.000 euro;
- Il contributo sarà di 120 euro se l’importo è tra i 5.000 e i 25.000 euro;
- Il contributo avrà un costo di 250 euro per un valore tra i 25.000 e i 75.000 euro;
- Per valori tra i 75.000 e 200.000 euro, il contributo sarà di 500 euro.
La discussione del ricorso
La discussione del ricorso avviene in assenza delle parti in camera di consiglio solitamente ma può essere anche effettuata in udienza pubblica a patto che venga espressa una richiesta specifica presso la segreteria della Commissione tributaria, contestualmente agli altri atti.
La sentenza viene resa pubblica nei trenta giorni successivi alla data della deliberazione depositata nella segreteria della Commissione.