Controlli Fiscali, in cosa consistono e cosa sapere

controlli fiscali

L’ambito fiscale può essere visto come intricato e temuto dai professionisti e imprese che non hanno conoscenze specifiche.

Per questo, è importante rivolgersi a professionisti per affrontare i controlli fiscali in modo corretto. Vediamo insieme in cosa consistono in questo articolo di Consulenza Tributaria.

Cos’è un Controllo Fiscale

I controlli fiscali sono esami condotti dalle autorità fiscali per valutare la conformità fiscale di imprese e individui. Questi possono essere casuali o scaturire da indicatori specifici di potenziali evasioni fiscali.

Comprendere i diversi tipi di controlli, come quelli a campione o mirati, è fondamentale per affrontare la situazione con consapevolezza.

Cause e Trigger dei Controlli Fiscali

Le cause dei controlli fiscali possono variare, ma spesso sono scatenate da discrepanze nei documenti fiscali, segnalazioni anonime o comportamenti che attirano l’attenzione delle autorità fiscali.

Comprendere cosa può innescare un controllo è la chiave per adottare misure preventive.

Discrepanze nei Documenti Fiscali

Una delle principali ragioni dietro i controlli fiscali è rappresentata dalle discrepanze nei documenti fiscali.

Queste discrepanze possono emergere da errori umani, omissioni involontarie o malintesi nella compilazione dei documenti. Ad esempio, discrepanze tra le dichiarazioni fiscali e i documenti contabili possono scatenare l’attenzione delle autorità. La precisione e l’accuratezza nella preparazione della documentazione fiscale sono dunque essenziali per ridurre il rischio di controlli fiscali imprevisti.

Segnalazioni Anonime

I controlli fiscali possono anche essere innescati da segnalazioni anonime. Individui o concorrenti possono presentare segnalazioni alle autorità fiscali sospettando comportamenti irregolari.

Questo può comprendere presunte evasioni fiscali, dichiarazioni inaccuratamente redatte o altre attività potenzialmente illecite. Il contesto competitivo e la rivalità nel settore possono spingere alcune persone a utilizzare i controlli fiscali come arma strategica.

Mantenere trasparenza nelle transazioni e aderire scrupolosamente alle normative riduce il rischio di essere oggetto di segnalazioni anonime infondate.

Comportamenti che Attirano l’Attenzione: il Profilo a Rischio

I comportamenti che attirano l’attenzione delle autorità fiscali possono variare, ma alcune pratiche possono risultare particolarmente sospette.

Transazioni finanziarie complesse e poco chiare, movimenti finanziari inusuali, o una discrepanza significativa tra il reddito dichiarato e il tenore di vita possono mettere un contribuente sotto il radar. Un profilo finanziario a rischio, che esce dagli schemi tipici, può essere interpretato come un segnale di potenziale evasione fiscale o irregolarità.

La trasparenza nella conduzione degli affari e nella gestione finanziaria può contribuire a mitigare il rischio di essere considerati un obiettivo prioritario per i controlli fiscali.

Prepararsi al Controllo Fiscale

La preparazione accurata è la difesa migliore contro i controlli fiscali. Organizzare la documentazione fiscale in modo ordinato, mantenere registri contabili precisi e adempiere agli obblighi fiscali in anticipo possono ridurre al minimo le complicazioni durante un controllo.

Conduzione durante il Controllo

Durante un controllo fiscale, la cooperazione e la trasparenza sono essenziali. Collaborare con i revisori fiscali, rispondere tempestivamente alle richieste e comunicare in modo chiaro possono facilitare il processo, riducendo il rischio di sanzioni.

In caso di controlli fiscali avversi, la difesa legale diventa cruciale. Gli avvocati tributari possono fornire assistenza durante l’appello, garantendo che i diritti del contribuente siano protetti e che tutte le questioni siano trattate in modo equo e conforme alla legge.

Consulenza Fiscale Preventiva

La consulenza fiscale preventiva è un passo proattivo per evitare controlli fiscali indesiderati.

Collaborare con consulenti esperti può aiutare a garantire la conformità normativa, identificare potenziali rischi fiscali e sviluppare strategie preventive.

Contatta il nostro studio per prenotare una consulenza fiscale preventiva.

Registro dei Corrispettivi: Cos’è e Come Funziona per le Imprese

registro dei corrispettivi

Nell’ambito delle imprese e del commercio, la gestione delle finanze e l’adempimento fiscale rappresentano due aspetti essenziali.

Un elemento chiave che interseca entrambi questi ambiti è il Registro dei Corrispettivi. Ma a quale tipo di aziende è applicabile? Quali sono i vantaggi di adottarlo e quali normative ne regolamentano l’uso?

Ne parliamo in questo articolo di Consulenza Tributaria.

Cos’è il Registro dei Corrispettivi

Il Registro dei Corrispettivi è uno strumento di registrazione delle transazioni finanziarie effettuate da un’azienda o un commerciante.

La sua funzione principale è quella di tenere traccia di tutte le operazioni finanziarie, inclusi gli incassi e le uscite di denaro. Questo registro è una parte essenziale della contabilità aziendale e dell’adempimento fiscale.

Chi Deve Utilizzarlo

Le categorie di imprese e commercianti tenuti per legge a utilizzare il Registro dei Corrispettivi possono variare da un paese all’altro, ma spesso includono ristoranti, bar, negozi al dettaglio e molte altre attività commerciali.

Tuttavia, ci possono essere eccezioni o situazioni in cui l’uso del registro potrebbe non essere obbligatorio.

Come Funziona il Registro dei Corrispettivi

Il funzionamento di questo strumento è semplice. ma fondamentale. Ogni transazione finanziaria viene registrata nel registro con informazioni essenziali come la data dell’operazione, l’importo, la natura della transazione e altre informazioni rilevanti.

Questo registro diventa un documento cruciale per la gestione finanziaria e l’adempimento fiscale.

Requisiti e Normative

Le normative che disciplinano l’uso del Registro dei Corrispettivi possono variare notevolmente da un paese all’altro. È importante conoscere le leggi e i regolamenti locali e rispettarli attentamente.

In molti casi, è richiesto che le registrazioni siano conservate per un certo periodo di tempo e che siano a disposizione delle autorità fiscali in caso di verifica. La mancata conformità può comportare sanzioni finanziarie.

Vantaggi del Registro dei Corrispettivi

Il Registro dei Corrispettivi offre diversi vantaggi per le imprese. Innanzitutto, aiuta a mantenere un’accurata gestione finanziaria.

Con tutte le transazioni registrate in modo organizzato, è più facile tenere traccia delle entrate e delle uscite. Questo può aiutare a pianificare il bilancio aziendale e a prendere decisioni finanziarie informate.

Inoltre, il Registro promuove la trasparenza nelle transazioni finanziarie. Le registrazioni dettagliate possono essere utili in caso di controversie o contenziosi legali, in quanto forniscono una documentazione chiara delle operazioni.

Contatta Ragioniere Marchetti di Consulenza Tributaria per saperne di più

Tenuta scritture contabili: perché è importante

tenuta scritture contabili

Libri e scritture contabili sono soggetti a specifiche regole in materia di tenuta e conservazione che l’imprenditore deve rispettare per fornire prova dei fatti che hanno caratterizzato la gestione d’impresa.

Proprio per questo motivo, che occorre periodicamente redigere le scritture contabili e tenere gli appositi registri seguendo le normative contenute nell’art. 2214 del codice civile e con le norme tributarie riportate nel D.P.R. 600/73.

La normativa

L’articolo 2214 del codice civile stabilisce che l’imprenditore è tenuto ad avere il libro giornale e il libro degli inventari oltre che a tenere le altre scritture contabili necessarie per la natura dell’attività svolta.

Lo stesso articolo però stabilisce che queste disposizioni non si applicano ai piccoli imprenditori, esonerando di fatto la categoria da questo obbligo e con l’art. 2083 si comprende che con il termine piccoli imprenditori, si fa rifermento a:

  • artigiani;
  • piccoli commercianti;
  • Imprese familiari.

Secondo l’art. 2219 del codice civile l’imprenditore è obbligato a tenere tutte le scritture seguendo le norme di una ordinata contabilità quindi senza spazi in bianco, senza interlinee e senza trasporti di margini. Inoltre, non vi si possono fare abrasioni, se è necessario effettuare delle cancellazioni, queste devono eseguirsi in modo che le parole cancellate siano leggibili.

Per quanto tempo vanno conservate le scritture contabili

L’art. 2220 del codice civile, stabilisce che i registri contabili vanno conservati per un minimo di 10 anni dalla data dell’ultima registrazione e comunque sino alla definizione dell’eventuale accertamento tributario.

È opportuno inoltre conservare anche copia di lettere, fattura, telegrammi e ogni altro documento che attesti l’attività di gestione d’impresa.

Il Decreto Semplificazioni, diventato legge il 2 agosto 2022, prevede l’abolizione dell’obbligo di conservazione sostitutiva dei libri sociali e contabili, che d’ora in avanti dovranno solo essere messi a disposizione in caso di eventuali controlli.

La conservazione elettronica

È data la possibilità all’imprenditore di tenere le scritture contabili sia in forma cartacea, quindi tenendo la contabilità usando supporti meccanografici, oppure usando documenti informatici che, secondo l’art. 2215 bis, devono essere rese leggibili in qualsiasi momento dal soggetto che le utilizza.

La normativa fiscale di riferimento per la corretta tenuta dei registri contabili è contenuta nel D.P.R. 600/73. Gli obblighi saranno differenti a seconda della natura del soggetto (imprenditore, professionista, etc) e in base al regime contabile adottato per obbligo o per scelta.

Per maggiori informazioni sulla tenuta scritture contabili, contatta il ragioniere Andrea Marchetti!

Accertamento fiscale, cos’è e come difendersi

accertamento fiscale

Con il termine accertamento fiscale si indica il provvedimento con cui il Fisco chiede il pagamento di maggiori tributi rispetto a quelli già versati – o non versati – dal contribuente.

Si può indicare anche l’insieme delle attività amministrative che portano all’emanazione dell’atto impositivo finale.

L’atto di accertamento viene emanato tipicamente l’Agenzia delle Entrate per i tributi dovuti allo Stato. Ma può anche essere un ente locale come ad esempio dal comune che potrebbe contestare il mancato pagamento dell’imposta sui rifiuti.

Nell’articolo di oggi, Consulenza Tributaria ci parlerà nel dettaglio dell’accertamento fiscale.

Caratteristiche dell’accertamento fiscale

Che sia avviso di accertamento, avviso di liquidazione, atto impositivo, atto di recupero a tassazione, l’accertamento è lo stesso per contenuto e per caratteristiche di base.

In primo luogo, si ha la motivazione. Una spiegazione chiara e comprensibile delle ragioni per cui si ha una richiesta di maggiori pagamenti. Si devono indicare sia i fatti rilevanti, sia le norme di diritto violate. In questo modo si ha la possibilità presentare ricorso al giudice.

Se la motivazione dell’accertamento è incompleta o contraddittoria, l’accertamento stesso è illegittimo e può essere contestato.

L’accertamento deve essere tempestivo. Esistono regole generali che limitano nel tempo la facoltà della Pubblica Amministrazione di pretendere ulteriori pagamenti. Sono i cosiddetti termini di decadenza e di prescrizione. Ad esempio l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di contestare la mancata comunicazione della dichiarazione dei redditi entro 7 anni da quando la stessa dichiarazione andava presentata.

Cosa fare in caso di accertamento fiscale

Il contribuente può contestare le pretese emesse una volta decorsi i termini di prescrizione o decadenza che risultano quindi illegittime.

L’accertamento deve rispettare precisi requisiti di forma. Quindi deve essere sottoscritto dal funzionario responsabile o incaricato e deve essere notificato al contribuente con raccomandata con ricevuta di ritorno, con consegna a mani o con Pec.

Ogni accertamento fiscale può essere contesto alla Commissione Tributaria Provinciale o alla Commissione Tributaria Regionale entro 60 giorni dall’avvenuta notifica. Al termine dei 60 giorni l’atto, seppur illegittimo, diventa definitivo e immediatamente esecutivo, consentendo la riscossione da parte dell’ente incaricato.

Lo Statuto dei contribuenti impone che l’accertamento fiscale, per essere valido, contenga tutte queste informazioni.

Contatta il rag. Andrea Marchetti e richiedi una consulenza.

Come viene gestito un contenzioso tributario

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Per contenzioso tributario s’intende un procedimento che nasce quando un contribuente ritiene infondato e illeggittimo un atto emesso nei suoi confronti da parte di un ente pubblico o dall’Agenzia delle Entrate.

Gestione del ricorso

Il soggetto ha diritto di opporsi in caso di avvisi di accertamento, di liquidazioni o cartelle di pagamento, non tenuto a saldare. Il processo di annullamento (totale o parziale) di tale atto, deve essere presentato esclusivamente entro i 60 giorni successivi dall’avvenuta notifica, tramite la Commissione tributaria del territorio di riferimento.

Il ricorso viene ritenuto valido e percorribile solo nel caso in cui riporti: l’atto da contestare, l’ufficio contro cui viene fatto il ricorso, le ragioni per le quali viene proposto, l’oggetto della domanda, la Commissione di riferimento, il codice fiscale del ricorrente, il nome del legale rappresentante ed il suo indirizzo di posta certificata.

Il contenzioso tributario ha un costo che varia a seconda della controversia, dichiarandone il valore nelle conclusioni del ricorso:

  • Il contributo avrà un costo di 30 euro se la controversia ha un valore fino a 2.582 euro;
  • Il contributo sarà di 60 euro nel caso in cui le controversie saranno comprese tra i 2.582 euro e 28 centesimi e i 5.000 euro;
  • Il contributo sarà di 120 euro se l’importo è tra i 5.000 e i 25.000 euro;
  • Il contributo avrà un costo di 250 euro per un valore tra i 25.000 e i 75.000 euro;
  • Per valori tra i 75.000 e 200.000 euro, il contributo sarà di 500 euro.

La discussione del ricorso

La discussione del ricorso avviene in assenza delle parti in camera di consiglio solitamente ma può essere anche effettuata in udienza pubblica a patto che venga espressa una richiesta specifica presso la segreteria della Commissione tributaria, contestualmente agli altri atti.

La sentenza viene resa pubblica nei trenta giorni successivi alla data della deliberazione depositata nella segreteria della Commissione.

Per saperne di più, o per fissare una consulenza, contattaci!

Contenziosi Tributari: cosa sono

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I contenziosi tributari sono dei procedimenti giudiziari che fanno riferimento a tutte quelle controversie esistenti tra un contribuente e l’amministrazione. In Italia i contenziosi tributari sono regolati dal DL 546 del 1992.

In genere, i contribuenti si avvalgono della consulenza tributaria e finanziaria di ragionieri esperti come il Rag. Marchetti Andrea per impugnare gli atti amministrativi.

Contenziosi Tributari: come effettuare ricorso

La prima cosa da fare quando si decide di muoversi attraverso un contenzioso tributario è il ricorso. Quando al contribuente arriva una cartella esattoriale si dovrà preoccupare immediatamente di contestarla in quanto può portare, se non pagata, alla riscossione coatta.

Quando si effettua ricorso, il contribuente è obbligato per legge ad anticipare il 30% della spesa. Questo atto però genera un presupposto incompatibile con l’innocenza del contribuente e la sospensione degli atti esecutivi da parte del giudice.

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Questo porterà successivamente il contribuente e il rappresentante amministrativo davanti al giudice. In questo caso l’atto impositivo dell’amministrazione dovrà contenere tutti i fatti costitutivi che ne dimostrino la validità per cui è valida la pretesa tributaria, il ricorso effettuato dal contribuente invece dovrà invece dimostrare le motivazioni per cui i fatti esposti da parte dell’amministrazione sono di per sé invalidi dimostrando tutti i fatti estintivi e impeditivi di tale pretesa.

Il processo e il giudizio

Il processo viene avviato solo dopo che il presidente della commissione decide quando avverrà l’udienza e il relatore dedicato. Si potranno inviare i documenti entro e non oltre 20 giorni dall’udienza.

Quando si arriverà all’udienza i partecipanti dovranno indicare, secondo principio dispositivo, tutte le prove a loro sostegno. Per quanto riguarda l’appello sono previste tutte le disposizioni di appello di primo grado e ci sono due norme fondamentali per questo procedimento: la prima è il divieto di sottoporre nuove domande come da articolo 57 e di rinuncia alle domande già riproposte come da articolo 56.

In seguito il giudice dovrà accettarsi dell’ammissibilità di entrambi i ricorsi ed infine prendere la decisione basandosi sulla legge.

Per sapere di più sui contenziosi tributari contatta il Rag Andrea Marchetti.

Legge finanziaria: cos’è e come funziona

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La legge finanziaria, che viene definita anche legge di stabilità, è una legge ordinaria o strumento legislativo peculiare dello Stato Italiano.

Viene emanata attraverso una proposta elaborata dal governo italiano in carica e vuole regolare la politica economica di un triennio. Al suo interno si trovano disposizioni dedicate al tema della finanza, della finanza pubblica e politiche di bilancio.

Legge finanziaria: contenuto

Quando il governo emana una nuova legge finanziaria, può introdurre tutte le normative utili per valutare le entrare, le spese e può fissare anche un tetto massimo per l’indebitamento dello Stato. Il contenuto della legge finanziaria si compone di:

  • saldo netto ossia la differenza tra le entrate e le spese del pubblico
  • il saldo del ricorso al mercato
  • i fondi speciali
  • gli importi massimi da destinare al rinnovamento dei contratti pubblici
  • stanziamento per i rifinanziamenti
  • previsioni di spesa in ottica di lungo termine
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Inoltre grazie alla legge finanziaria possono essere eseguite diverse manovre economiche. Le due principali sono le manovre di tipo restrittive che comportano l’austerità per andare incontro alla riduzione del debito pubblico oppure le manovre di tipo espansive, che mirano alla crescita economica del paese.

Ultima tipologia di manovra è la stretta patrimoniale sui redditi.

La manovra della legge finanziaria 2022

La nuova legge finanziaria 2022 o legge di stabilità 2022 è tornata nuovamente a far parlare di se dopo la proposta da alcuni esponenti di LeU e PD che prevede un nuovo dibattito sulla patrimoniale. Tale manovra prevede l’abolizione dell’Imu, la tassa sugli immobili, e dell’imposta di bollo sui conti correnti che verranno sostituite con un’imposta patrimoniale applicata ai grandi patrimoni che variano dai 500 mila euro fino a superare 1 miliardo di euro. L’aliquota prevista per questi patrimoni è variabile:

  • 0,2% su patrimoni che vanno dai 500 mila fino ad un massimo di 1 milione di euro
  • 0,5% su patrimoni che vanno tra 1 milione e 5 milioni di euro
  • 1% per tutti i patrimoni tra i 5 milioni e i 50 milioni di euro
  • 2% per tutti i patrimoni oltre i 50 milioni di euro
  • Infine il 3% una tantum solo per l’anno corrente per tutti i patrimoni che ammontano o superano 1 miliardo di euro.

Inoltre, in base a questa manovra, per tutti i patrimoni che si trovano all’estero e non dichiarati attraverso la dichiarazione dei redditi, sono previste multe che variano dal 3% al 15% sulla base del patrimonio non dichiarato al fisco Italiano.

Contatta il Rag. Andrea Marchetti per comprendere al meglio la legge finanziaria, la dichiarazione dei redditi e avere una consulenza tributaria e fiscale effettuata da un esperto.